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SEBASTIANO MILLUZZO alla XXV BIENNALE di VENEZIA, di ALFREDO ENTITA'

 

 

GLI ARTISTI NOSTRI alla Biennale di Venezia

 

 

La Biennale di Venezia, massima rassegna internazionale dell’arte figurativa, è un po’ il collaudo di tutti gli artisti, la difficile palestra o agone, ed anche a nostro avviso, il convegno di più possibili confusioni e impensati favoritismi.

 Parteciparvi è dunque per gli artisti, specie se giovani, un obbligo; si incorrerebbe infatti nel rischio di essere annoverati tra i “ respinti ”, tra quelli cioè qualitativamente incapaci di superare la dura prova della selezione. E questa credo sia l’unica ragione per cui artisti di provata capacità, a cui la Biennale non apporta alcun vantaggio, tengono ad una loro presenza. Artisti collaudati da tutto quanto concorre a farli ritenere artisti autentici, partecipano  per invito. Di modo che, chi sia riuscito non sappiamo come ad essere invitato una prima volta, continuerà ad esserlo anche se la mistificazione delle sue opere si identifica con la cabala.

 I giovani sono invece sottoposti al giudizio di una commissione nazionale, e l’ammissione, per i mediocri, costituisce vittoria schiacciante e biglietto di corsa gratuita per il regno della celebrità, tanto più quanto gli incapaci, forzando le porte degli uscieri e dei sottoscala, arrivano ugualmente a penetrare in questa straripante macchina delle arti figurative. E come meravigliarsi di ciò, se il più volgare istrione del mondo, Giuseppe Balsamo, universalmente conosciuto col nome di Cagliostro, mandando in visibilio la Francia poco mancò non fosse freneticamente acclamato suo re?

 Infatti nessun maggiore Ente d’arte offre il fianco alla critica onesta come la Biennale di Venezia, dove scoccano anche valutazioni errate e premiazioni insostenibili. Tant’è che, nel passato, come sempre del resto, molti artisti non riusciti a penetrare nei saloni incantati di questa grande corrida internazionale, furono a brevissima scadenza di tempo unanimemente riconosciuti grandi, con quanto e quale edificante vantaggio dell’Ente può ben essere compreso.

Ma è questo un inconveniente insito in tutte le manifestazioni e le competizioni, in cui sia presente il confronto, soprattutto nel campo creativo, in molteplici luoghi di tutti i paesi del mondo.

Fanno parte dunque della Biennale, autentici valori ma anche specifiche mediocrità giunte per vie tortuose, ignote a chi porta con se la dignità della propria persona e della personale coscienza artistica.

Noi che seguiamo i nostri artisti sentiamo di dover far conoscere gli ammessi, la cui ammissione sia però dovuta ad autentici valori e non ad altro. Da questi escludiamo Emilio Greco che il nostro pubblico conosce abbastanza attraverso le favorevoli valutazioni della stampa nazionale ed estera. Chi vorrà poi, di Greco, sapere di più, dia una scorsa al bel volume « XX  Century Italian Art » stampato a New York, o sfogli la bellissima monografia di F. Bellonzi edita per i tipi della De Luca Edizioni d’Arte.

 

 

I°  SEBASTIANO MILLUZZO

 


 

 

Primo è Milluzzo, riconosciuto come uno dei giovani pittori siciliani più valenti e sinceri, stimato fuori dell’isola come hanno dimostrato le recenti prove alle elezioni nazionali per i membri della commissione esaminatrice della stessa Biennale, dove il Milluzzo, giovanissimo, preceduto dai siciliani Guttuso, Rizzo, De Lisi, Leo Castro e Giordano, ha riportato 141 voti; l’adesione cioè, di metà dell’ Italia artistica al suo assoluto valore, riconosciuto da altri artisti. E tutto questo nonostante la sua giovane età.

Milluzzo è catanese autentico. E’ nato nel 1915 e a Catania dove Insegna in un Istituto d’istruzione media disegno e storia dell’arte e svolge intensa attività culturale.  All’arte è pervenuto per un prepotente impulso nativo che l’ha spinto a creare, investendolo dal di dentro, forme mirabilmente sostanziate di colori. Come disegnatore è Milluzzo maestro forte e piacevole, dalla linea scorrevole, dal tratto componente, dalla visione larga costruente figure e cose con agilità e gusto non comuni. Specialmente nella figura, anche quando perviene a forme ribelli ai canoni prefissati, le figure che crea infondono sempre una nota di vigorosa bellezza anche nello spettatore meno dotato a spiegarsele.

Da giovanissimo ha partecipato alle più significative mostre d’arte riscuotendo ovunque lusinghieri consensi. Tutti gli artisti meridionali, salvo che si stabiliscano a Roma o più a Nord, sono spesso ignorati dalla critica, diciamo così, ufficiale, come lo è stato per ogni artista grande o piccolo, nel passato.

E’ questo un poco il malessere che nuoce  a coloro che, come Milluzzo, sono fortemente attaccati alla propria terra e, nonostante il permanervi si risolva a loro danno, non riescono ad abbandonarla.

Ma Milluzzo, anche lontano da chi lo conosce profondamente come artista e conosce bene la sua evoluzione fino ad oggi, ha interessato egualmente la critica, specie in questi ultimi tempi. Ecco qualche giudizio scelto a caso: Guido Perocco, critico veneziano, così scrive nel Gazzettino-Sera di Venezia del 9-10 giugno 1949, a proposito della Mostra dei Siciliani a Venezia: « Di Milluzzo avevamo visto un quadro interessante alla Biennale ed ora troviamo qui due opere di buona qualità ». Ch’è, come dire, che Milluzzo non è nuovo a Venezia alla Biennale in quanto ammesso in momenti di più rigida selezione e che alla Biennale dove espongono centinaia di artisti italiani e stranieri, non è passato inosservato, ma ha anzi destato l’interesse della critica sin dal suo primo ingresso. Gazzetta Veneta del 9-3-1949, in un articolo a firma di Jacopo Panozzo recita: « Dovremo ricordare e segnalare al pubblico veneziano ( sic ) che tra poco sarà chiamato a giudicare questi artisti…Sebastiano Milluzzo per le sue visioni surrealiste ». Ancora un altro critico veneziano ricorda Milluzzo e tiene a richiamare sulla sua opera l’attenzione del pubblico. E così Florence Sovelius Padalino, nell’Ora del Popolo: «  Notiamo poi… Ragazza con Flauto, espressiva ed intensa, di Sebastiano Milluzzo ».

Nell’arte di questo giovane artista, c’è la chiarezza incisiva del suo spirito, la avvincente comunicativa del suo carattere aperto e leale, la luminosità della sua essenza senza scompensi e compromessi. Con nelle mani una robusta tecnica, l' artista vede e sente con la chiarità o torbido dei sentimenti che si agitano dentro di lui, rifuggendo quest'ultimo con l’equilibrio e la composta natura del suo carattere.

Milluzzo è più che popolare a Catania e in tutti gli ambienti artistici siciliani: anche perché è uno dei pochi giovani che trattano con larghe possibilità creative ed espressive la figura. Tattile è l’amore per la sua e nostra terra. A Venezia, in questa Biennale, ha tenuto a mostrare due lembi del nostro paesaggio con l’azzurro intenso e pastoso ed il fuoco propri dell’atmosfera siciliana:  « Marina di Ognina » e « Baracche ad Acitrezza ». E’ dunque pittorico cantore della sua terra natale.

Tappe significative del suo lavoro sono: « La lettera » o ritratto della madre, eseguito appena ventenne,  che stupisce per il largo senso plastico ed un profondo senso di intensa umanità; « Ritratto della sorella » che riprende la sua prima maniera generosa, ampia nella concezione costruttiva e nel felice colore del dipinto; « La lettera », che docile si arrende a finezze costruttive e di colore, acquietandosi, in un colorismo esuberante che sa un poco di felice scuola napoletana, per arrivare ad una pittura quasi atonale, ad espressione lirica di alta poesia, dove tutto si accorda come in una sinfonia belliniana; « Ritratto del padre » e « Ritratto dello zio » accelerano il passaggio graduale da quest’ultima maniera ad una visione più personale e forte, ad un mondo dove segno e colore sono dominati da una volontà di sfociare in una espressione di forte carattere dove il colore conquista consistenza e valore di rilievo.

Dai due ritratti perviene ad uno stadio della sua arte dove il predominio è rappresentato da volontà costruttiva che domina  con una personalità distinta che tutto trasforma in vitalità potente, pur nulla sottraendo  a quelle che sono le caratteristiche del mondo naturale.

L’interesse che la sua pittura suscita è avulso da ogni bagaglio accademico e letterario. Un impeto di sincerità e di generosità erompe da una natura assolutamente originale e si riversa su chi ammira  mentre il desiderio del godimento spirituale viene pienamente soddisfatto da composizioni che si liberano dal peso della materia e slargano l’animo. Tutto è sincero nella sua arte, caldo impetuoso, umano, comunicativo. Peccato che molti dipinti di Milluzzo prendano subito il volo ed in futuro, quando questa trascurata Catania vorrà mettere insieme il meglio di quello che oggi  pochi valenti artisti vanno creando, non troverà che il vuoto, trovandosi dinanzi la penosa situazione in cui oggi si trova l’Italia con le opere di Amedeo Modigliani e di Medardo Rosso. Bisogna far la coda all’estero per poterle acquisire, se mai riusciremo a pervenire a quei mercati che le quotano a peso d’oro. Ed è questo un problema su cui mi intratterrò a parte.

 

Alfredo Entità

da " Corriere dell'Isola " Catania. Venerdì 12 Maggio 1950