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GIORGIO MANNACIO, a UGO ENTITA', in litteris frater

 

 LA  MORTE  IN  SICILIA

                                        a Ugo Entità , in litteris frater

 


L’assordante silenzio minerale
degli scheletri rivestiti
per il mercato, il ballo o il tribunale
( tutti figli del tempo e della moda
che si autocelebra nella storia,
la stupida vanagloria
di un guardiano di albergo
che si fa tronfio usbergo
di chiavi d’oro ed ospiti di argilla )
ci avvolge e – curioso -non ne siamo atterriti.
Sta scritto : sovet saeculum in favilla
Siamo almeno avvertiti
a futura memoria
 di quello che non sarà mai oggetto
di un nostro esperimento,
anche se dismagati dal momento
( il vino, quel sorriso e la trionfale luce )
crediamo che eterno sia
la ricchezza, il potere, l’odio e la prepotenza
che all’ironia di un fossile conduce.


 

                                      LA  COSTRUZIONE  DEL  MONDO

 

 

   
Cantò, alla fine, per quelli che non ricordano

ciò che resta della città, dopo il diluvio .

Rifiuti ammassati , raccolti a rifugio

di nuovi rapaci,

di sempre verdi e sepolte radici.

Nella memoria e nella previsione

di antica e sempre nuova guerra

diceva: ma qui ci vuole

un po’ di cartapesta per fingere la terra

da sempre arata e un libro robusto

a sostenere il peso del monte gelato

la notte della cometa. Dipingeremo

sul fondale

alberi d’alto fusto

per il popolo alato e un cielo carta da zucchero

e, per le stelle, interstizi. E’ leggero

il libro di poesia che regge il ponte

per l’ospite straniero

distratto da quegli angeli sul rapinoso torrente

che guardano a valle e additano

con le mani di pietra , dall’altra parte,

una sorgente.

Ci stava di fronte un universo

immobile ma denso di meraviglia e fuori

brillavano alte luci che pensavamo

mai destinate a morire.

Eravamo indecisi se collocare un sole

sopra tutta la scena oppure

lasciare che provvisorio

scendesse su questo mondo di carta

chiarore di purgatorio.

 
 

                                                    LE   FLANEUR

 
                                                                I.

 
E qui lo colse un’angoscia leggera

simile all’allegria

che seguirà la fine del mondo.

Perché si biforcava la via

ed era rimesso al caso ogni futuro evento.

A destra  il mormorio

d’acqua non vista ( o, tra le foglie, vento )

A sinistra il richiamo di un migratore( beffardo )

Dicono che sia eterna questa città,

ma certamente è un azzardo.

 

                                                              II

 
Tra suono e suono

tra cibo e cibo ( due mucchi di biada )

si sente l’asino di Buridano.

Quale sarà la strada

più conveniente o comoda da imboccare ?

L’eguale esito può consigliare

una cosmica indifferenza

eppure

nello scegliere scarpe e cravatta

decide con vera sapienza.

 

                                                              III

 

 
In Via delle Coppelle un dio velato

gli fa cenno di entrare

per interposta persona

Sulla pietra il suo passo risuona

nell’eco di un altro tempo e un altro spazio.

Tra il fumo dell’incenso

galleggia un bisbiglio senza benevolenza

di cui vorrebbe cogliere il senso

per escludere, almeno, in quest’ora giallo-ocra dei malumori

che nella predicata totalità

si annidi la radice invincibile

dei sempiterni orrori

e dell’eterna malvagità.

 

                                                                IV.

 

Va avanti, torna indietro e si ritrova

davanti all’anonimo specchio di una stanza di albergo.

Adesso neppure un dito traballante ed alcolico

gli fa più usbergo

anzi accresce  sua malcelata fragilità

perché guardandone i movimenti si chiede quale sia e se esiste

una sua stabile identità.

La mente cambia in un attimo :

è il cuore a seguirla o viceversa?

La tentazione cela

trame semplici, inaspettate , invincibili

Il pentimento ne prende atto e svela

ripetizioni per il futuro che è già vicino

e nel quale inciamperà di sicuro, ironico e rassegnato,

quasi fosse lo spigolo del comodino.

 

                                                           V.

 
Non c’è scampo, evasione

fuori del movimento senza memoria degli atomi

Ogni notizia è un frammento di morte.

Come dimenticare , almeno per cortesia,

i miei fratelli

annegati

bruciati

sgozzati

subito esorcizzati

nella lingua della città: camminiamo nel fuoco

dal primo giorno del mondo

e lo spegniamo nell’amaro sangue

che nessuno trasforma in dolce vino.

Potrebbe essere questo il giorno

del giudizio

( non è diverso dagli altri ).

Aspettando la grazia

si adagia e si addormenta sul cuscino.

   
                                           ( 2006-2007 )

 

 

 

Giorgio Mannacio è nato nel 1932 in Calabria e, salvo un breve periodo della primissima giovinezza, ha sempre vissuto a Milano dove ha esercitato fino al 2003 la professione di giudice. Ha esordito con due epigrammi su Il Verri, nella rubrica Diario minimo curata da Umberto Eco.  Successivamente sue poesie sono uscite in varie riviste : L’Almanacco dello Specchio di Mondatori  ( 1977 ), Alfabeta  1986 ), Lunarionuovo ( 1989 ) e Il Monte Analogo ( 2007 ) . Suoi saggi teorici sulla poesia sono stati pubblicati su Molloy

( 1989,1990 e 1993 ) , un suo breve saggio su un sonetto di Belli su La Sicilia ( 2 giugno 1988 )

Raccolte di poesie: Comete e altri animali ( Sabatelli, Savona 1987  con introduzione di Vico

Faggi ) ; Preparativi contro tempi migliori ( Aleph Torino 1993 con introduzione di Giovanni

Testori ) ; Fragmenta mundi ( Edizioni del Leone , Spinea -  Venezia 1998 ) e Visita agli antenati ( Philobiblo Bordighera 2006 con prefazione di Arturo Schwarz ).

Ha pubblicato anche una raccolta di versi satirico- grotteschi dal titolo Storia di William Pera

( Campanotto, Pasian di Prato 1995 )