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DE CHIRICO CONTRO DE CHIRICO di ALFREDO ENTITÀ - GIORNALE DELL'ISOLA - CATANIA 29 Ottobre 1950

 


 

GIORGIO DE CHIRICO - AUTORITRATTO 


FOTO SOPRINTENDENZA ALLA GALLERIA NAZIONALE D'ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA - ROMA

 

DE CHIRICO CONTRO DE CHIRICO

Di ALFREDO ENTITÀ – GIORNALE DELL’ISOLA -  CATANIA  29 ottobre – 1950

        Chi ha visto o va a vedere la mostra del locale CIRCOLO DELLA STAMPA e conosce il primo De Chirico, il De Chirico del celebrato e ricercato periodo metafisico, leggendo la presentazione in catalogo, rimarrà impressionato della sfida violenta che De Chirico, l’attuale De Chirico, lancia con sicura baldanza contro l’altro se stesso, cioè il primo De Chirico.

        Questo atteggiamento, il pubblico colto dei grandi centri d’arte come Milano, Roma, Venezia, lo commenta facendo convergere la quadratura della lotta con l’interesse commerciale. Noi crediamo invece che nel ribelle e disgustato De Chirico, ci sia un fondo di sincerità per tutto ciò ch’è avventura e malafede e riteniamo che con il termine «moderno» non voglia comprendere quell’arte che essenziali e incalzanti ragioni di vita pongono su un urgente piano di rinnovamento.

        «I cosiddetti (sic) «modernisti» detti anche pittori d’avanguardia (che ormai sarebbe di retroguardia visto che tutta quella roba ha origine nella seconda metà dell’Ottocento), i cosiddetti «modernisti», dico, si sono, in questi ultimi anni, organizzati in un vero e proprio partito, che si potrebbe chiamare il Partito Modernista».

        Non occorre riportare altro della presentazione ultimatum contro se stesso. De Chirico, che a noi sembra stia facendosi «ingiusto contro sé giusto» . Non la prima volta che un autore ricusi parte di sé  obliando e distruggendo (forse sono questi atteggiamenti  relegati ad ogni passato considerato di superato interesse) ma non, come logico, non il migliore sé stesso, almeno a nostro giudizio ed a quello dell’intero mondo dell’arte, perché, a parte tutto, è G. De Chirico nome acquisito alla universale voce «arte». Ma lo han sempre fatto senza l’acredine che a noi sembra stia aumentando giorno per giorno contro il primo e maggiore sé stesso perché nessuno più di lui dovrebbe in Italia sentirsi responsabile d’aver dato il via all’arte impropriamente da lui chiamata «moderna» e che più giustamente bisognerebbe chiamare «contemporanea».

        Ma tutto questo discredita o giova, nuoce o concorre a sperticare la sua affermata e indiscussa personalità artistica?

        Due anni or sono, allorché De Chirico sferrò guerra alla XXIV Biennale con avvocati procuratori legali ecc., perché la Biennale aveva presentato opere del suo Periodo Metafisico che il maestro aveva vietato di esporre, la cosa fece tanto chiasso giovando non poco ad allargare e consolidare la fama di G. De Chirico, pittore metafisico e maestro dell’arte «moderna» italiana non solo ma anche d’oltre confine.  Finì così che la battaglia ingaggiata che oggi impegna tutto se stesso, la sua agguerrita Isabella Far  ed una esigua schiera di suoi ideali e diretti discepoli, anziché abbatterlo si è risolta a totale vantaggio di quello che voleva demolire e distruggere. E a rendersi conto dell’asprezza della lotta basta leggere «Biennale a fuoco» numero unico contenente articoli aspramente polemici e demolitori di De Chirico, I. Far, A. Fabrizi, G. Severi e P. Girace, in cui la Biennale, inesattamente anche, è definita «Museo degli orrori».

        I primi passi compiuti nel dopoguerra dall’arte italiana all’estero per la sua giusta ripresa e valorizzazione, hanno avuto come massimo esponente direi G. De Chirico. La prima mostra infatti anche in senso assoluto che sia mai stata fatta all’estero (America) «XX Ventury Italian Art» voluta dalla massima organizzazione d’arte moderna, il «Museum of Modern Art» di New York, ha posto come massimo rappresentante o uno tra i quattro o cinque maggiori rappresentanti dell’arte italiana contemporanea, proprio G. De Chirico e il De Chirico primo, metafisico, oggi così violentemente combattuto e bersagliato da questo De Chirico, il più recente, l’ultimo, quello che troviamo esposto a Catania al Circolo della Stampa. E il bellissimo e costoso volume pubblicato da James Tharall Soby e Alfred II. Barr,  i direttori del Museum of Modern Art  di New York  si apre proprio con una bellissima quadricromia di De Chirico, «The Disquieting Muses »(le Muse Inquietanti).  Ed oggi non c’è mostra panoramica di arte italiana, tenuta in Italia o all’estero  che può ignorare De Chirico e Il De Chirico metafisico seguito da  G. Carrà, G. Morandi e A. Savinio fratello di De Chirico. Tutte le mostre importanti di questi anni danno come massimo esponente metafisico De Chirico, tra le quali l’ultima tenuta al Palais des Beaux Arts di Bruxelles e transitata allo Stedelijk  Museum  di Amsterdam dove è stata ammirata la «Grande natura morta evangelica» del 1917

        Quali le incomparabilità tra la ormai lontana e celebre pittura metafisica e l’attuale secentismo? Non quelle della forma, del colore, dei soggetti che ritornano in veste di un nebuloso secentismo  ripreso da un maestro e trattato con intenzione d’arte ma solo quelle espressive che il pittore ha voluto ridurre ad uno stato di comprensione direi persino infantile. La preoccupante ossessione d’oggi di De Chirico è che i soggetti dei suoi quadri rendano il massimo di comprensione, siano di facile lettura  e il più possibile comprensibili al primo colpo d’occhio e soddisfino ( La vera arte piace a tutti – La vera arte non ha nessun bisogno di essere spiegata – La vera arte attira ogni uomo che la contempla – ecc., De Chirico, prefaz. Citata) tutti indistintamente, il profano, il cieco e il sordo non esclusi.  Osservando i dipinti qui esposti uno per uno, vediamo che il mutamento e tutto il mutamento consiste nell’aver reso «fisici» i precedenti caratteri «metafisici» con lo stesso linguaggio stilistico quasi, lo stesso mondo coloristico, le stesse «impronte digitali» direi, meno quegli sfondi d’architettura linda e levata di fresco ripulita e colorata che sostituisce con un paesaggio spesso aggrovigliato di cirri di colore  di castelli incantati di mari verdastri di rocce immaginarie ecc.

        «Il giovane Achille sul monte Pelio», «Andromeda», « Ippolito sulla sponda dell’Egeo»  riecheggiano netti e distinti soggetti messi a fuoco, del periodo metafisico  (Ettore e Andromaca della collez. Giorgio Castelfranco di Firenze, Ettore e Andromaca della collez. Romeo Toninelli di Torino e molte altre edizioni precedenti e sue seguenti). E i cavalli e i ruderi sugli scogli sono quelli di ieri resi più riconoscibili e più possibili. Il movimento metafisico che tanta gloria a distanza di tempo frutta ancora all’arte italiana, forse l’unico movimento valido, indipendente, è una gloria passata d’indiscusso valore e non giustifica De Chirico furente contro se stesso. Anche Morandi e Carrà e Severini  non sono più metafisici ma non per questo tormentano, non lasciano in pace la loro produzione metafisica, sia un dato positivo o negativo. L’arte non può restare su un piano morto, stagnante, poiché sua natura è di evolversi, rinnovarsi, dire cose nuove e rappresentare nuovi mondi creando nuovi canoni di bellezza  e linguaggi e termini diversi di comprensione. Se tutto è progresso una ragione di più ammette il progresso dell’arte perché voce pura dello spirito, anticipatrice di valori. I De Chirico esposti al Circolo della Stampa sono sempre dei De Chirico, cioè produzione di un maestro e quindi firme indelebili e valide su legali carte di credito. Le nature morte, «Cavalieri all’assalto», «Cavalli in lotta» ecc., sono tutti buoni pezzi di pittura. De Chirico, contraddittore di sé, è sempre De Chirico, un artista di primo piano d’indubbio valore e la storia di tutti i paesi del mondo, come Picasso, non potrà domani  e mai ignorare o estromettere, dimenticare l’italiano Giorgio De Chirico, personalità spiccata e complessa seppur tormentata e bizzarra sempre sostenentesi su un piano ed una levatura artistica di singolare getto e d’indubbia originalità.

        Di Alessio Issupoff, artista di valore e Francesco Cangiullo scriveremo a parte.

ALFREDO ENTITÀ

 

 

 

 


DE CHIRICO - CAVALLO AL GALOPPO - DISEGNO (CARBONCINO SU CARTA CM. 24X18

 

disegno effettuato, dedicato e donato da GIORGIO DE CHIRICO ad ALFREDO ENTITÀ dopo averne letto l'articolo "DE CHIRICO CONTRO DE CHIRICO"

esplicitando di aver MOLTO GRADITO ED APPROVATO IL CONTENUTO DEL TESTO, in quel periodo di malumori  e polemiche NEI SUOI CONFRONTI
e che aveva inteso rappresentarne l'autore quale cavallo di Razza della Critica dell'Arte.