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GIUSEPPE BONAFEDE - LA MIA STORIA

 

 

 

 

 

Una vicenda dolorosa, quella narrata dal Bonafede in questo poemetto, come può esserlo quella di chi viene arrestato, ingiustamente accusato di rapina da un falso testimone, quindi costretto a vagare in catene da un carcere all’altro dell’ottocentesca provincia di Siracusa, in attesa del processo.
La storia, pur tra gli scogli dello sfogo sentimentale (si tratta di una vicenda autobiografica, secondo diverse testimonianze), riesce a trovare diversi momenti felici nell’osservazione realistica e divertita di ambienti e personaggi (o, meglio, macchiette), e in una sensuale e consolatoria adesione lirica ai particolari più dolci della natura. Finisce insomma per trasformarsi in una avventura, degna di essere raccontata e, a maggior ragione, letta.
Il libro si avvale di una presentazione critica del filologo e dialettologo dell’Università di Catania prof. Sebastiano Grasso, dove vengono tra l’altro proposte alcune interessanti ipotesi di studio dell’opera di Giuseppe Bonafede.
L’introduzione, a carattere informativo, sull’opera generale del Bonafede e su La mia storia in particolare, è di Umberto Migliorisi, che ha curato la trascrizione del poemetto, corredandolo di traduzione italiana a fronte e di una preziosa Appendice dove, oltre a note biografiche aggiornate sull’autore e ad un utile Glossario, vengono riportati due scritti del dialettologo prof. Giovanni Piccitto, pubblicati nel 1965 sulla rivista Sciara, e un’intervista al figlio più caro al poeta, Nazareno Bonafede.


Giuseppe Bonafede è nata a Chiaramonte Gulfi il 18 marzo 1857. Secondo la voce popolare e stando all’autorevole testimonianza di Vann’Antò, pare sia nato da una relazione illegittima del barone, scrittore e poeta Amabile Guastella con una serva contadina. Mai conosciuto dal padre e quindi allevato poveramente dai parenti della madre, morta giovane, nonostante la spiccata intelligenza e la pratica della poesia per la quale aveva un’innata predisposizione, ebbe una vita assai travagliata, esclusa forse l’ultima parte della sua esistenza, che trascorse a Ragusa, dove visse una trentina d’anni, fino al 27 giugno del 1940.
Ha pubblicato in vita un’infinità di poesie e poemetti, stampati in fogli volanti e in opuscoletti, da lui recitati e distribuiti alla gente nelle piazze, per averne in cambio l’obolo provvidenziale. Tra le sue pubblicazioni di rilievo si ricordano: Fiori Silvestri (Saggio di canti popolari), Ragusa, Tip. Ed. Destefano 1910; Stornelli popolari siciliani (Ninne nanne), Ragusa, Premiato Stab. Tip. G. Distefano, 1937, entrambi a cura dell’autore; e, nel 1959, a cura di Vann’Antò, La primavera e I dodici mesi dell’anno, Libreria Paolino Editr., Ragusa.
Per i tipi di questa editrice è stata infine pubblicata nel 1985 una antologia di poemetti scelti dal titolo U Ditturi Pruvulazzu, a cura di Umberto Migliorisi.